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DANTE SCORTA UN PRONIPOTE ALL’INFERNO

(O E’ QUELLO CHE GLI FA CREDERE!)

 

Di L.M.L.

 

 

Il testo  che segue è stato scritto come reazione scherzosa a ciò che abbiamo intorno:  se non ci si ridesse sopra, ci sarebbe da piangere forte, a tutti i livelli ed in ogni ambito!

Per sdrammatizzare, ho immaginato che padre Dante appaia in sogno ad un pronipote del terzo millennio e gli proponga di introdurlo all’inferno dove gli saranno mostrate le anime più nere condannate a sempiterna pena.

Il pronipote, però, si rende conto che le presunte tali albergano in realtà in corpi vivi e vegeti, ad eccezione di una, e chiede conto all’illustre guida il senso di tale finzione: “affinchè abbiate piena contezza- spiega il poeta- della natura di quanti avete mandato a gestire la cosa pubblica, che non sfigurerebbero negli orridi cerchi infernali!” Senza offesa per le anime dannate!

Sull’efficacia, poi, dell’uso della terzina dantesca da parte dell’io narrante, ci si rimette al giudizio e alla umana comprensione di quanti avranno la pazienza di leggere ciò che segue!

 

 

Sopra pensiero camminando piano

Scorsi un tal che  di rosso era vestito

L’occhio grifagno e il naso alquanto strano

 

 Guardandolo rimasi un po’ basito

Mi chiesi se a duemila ormai inoltrato

Quel tizio dallo sguardo assai incupito

 

Non fosse quel poeta celebrato,

Vissuto assai lontano dal presente

e quindi a miglior vita ormai passato.

 

Mi avvicinai con atto reverente,

lui disse d’aver caro se potesse

condurre me tra la perduta gente

 

ma  che era opportuno  che chiedesse,

Prima di sobbarcarsi un tale impegno,

a Chi per potestà lo concedesse.

 

Dopo un po’ con la man mi fece segno

Di appropinquarmi e camminare zitto

Mettendo ad ascoltar tutto il mio impegno

 

Entrammo dentro un antro al buio fitto

Ribollente di orribili rumori

Così che dal timore fui trafitto

 

Mi disse: ”sono qui quei peccatori

Che non  usaron bene la ragione

E furon di scempiaggini gli autori”

 

Non credevo a una tale profusione

nell’oggi e nei secoli passati

di teste in dilagante confusione. 

 

 Aveano alcuni un palo conficcato

dove si dice che non batta sole

Colpevoli di avere generato

 

Una cospicua inetta e stolta prole

Incapace da sola a torre un dito

Dal retto, se educati esser si vuole

 

Vidi poi un tale  assai rincoglionito

Con intorno gran copia di bimbette

Pagate per i dopocena a invito

 

Mettere in bella mostra cosce e tette

Dovevano obbedienti al suo comando:

era la folta schiera delle Olgette

 

più avanti c’era un altro che sbavando

 gridava di confini,  patria e ponti

capo era di un partito ormai allo sbando

 

a cui eran saltati tutti i conti,

mi parve lo appellassero Salvini

corsero i diavoli a impalarlo  pronti.

 

In quella fitta  schiera di cretini,

Del Presidente in carica cognato,

un tal si involtolava tra gli spini

 

questo era il suo castigo meritato,

per essere ministro per diporto

in virtù del  cospicuo parentato.

 

Vedendo al mio Poeta il guardo assorto

Gli chiesi chi mai fosse il signor tale

Confitto nella melma a viso torto

 

Rispose che nel grande baccanale

 Del governo italiano , in pandemia,

 in fondo non aveva agito male

 

era poi stato preso da mania

di prendersi un partito sotto l’ali

di elettori tendenti alla follia

 

pentastellati si nomar quei tali

che seguendo un insetto genovese

vedono dappertutto imbrogli e mali

 

“ o Elly Schlein,  Elly Schlein sii cortese”

Gridava Pluto con la voce chioccia

“E vatti a candidare a quel paese!”

 

“la tua testa è dura come roccia

Non vedi che alla guida del partito

Fai sfumare i consensi goccia a goccia?”

 

Poi il poeta indicommi a dito

 Uno spirito bizzarro fiorentino

Che elargiva sentenze a menadito

 

“o Matteo, sta’ zitto un popoino”

Gridavano i demoni assai alterati

“che dove metti il becco fai casino!”

 

Dopo aver tutti quanti rimirati

Mi sorse un dubbio atroce nella mente

Su quanti la mia guida avea mostrati

 

“mi hai forse preso, o Dante, per demente?

Più o meno tutti sono ancora in vita

Ma questo qui è l’inferno veramente?”

 

Guardommi con la faccia rintristita

“volevo solo che capiste tutti

Che la stoltezza vostra è ormai incarnita.

 

Date il vostro consenso ai farabutti

E non capite che quando votate

Eleggete marpioni belli o brutti! 

 

Al cui cospetto le anime dannate

Che stanno nel budello dell’inferno

Son tutte quante sante e immacolate!”

 

Mi dette sulla guancia un bel buffetto

Ed io mi risvegliai dentro il mio letto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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