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DALLE MEMORIE PARZIALI VERSO UNA MEMORIA GLOBALE E CONDIVISA

 

di FABIANO D’ARRIGO

 

 

Nella convinzione che il Giorno della Memoria, istituito con la legge n. 211 del 20 luglio 2000, debba andare oltre lo spazio dell'ufficialità commemorativa e favorire una Memoria storica consapevole e condivisa, ritengo che siano da valorizzare tutte le occasioni di approfondimento sui temi legati alla persecuzione e allo sterminio degli ebrei, dei deportati politici, di quelli militari e degli italiani da parte del regime totalitario nazista del Terzo Reich supportato dal regime fascista della Repubblica Sociale Italiana.

La legge italiana, istitutiva del Giorno della Memoria, recita: "La Repubblica Italiana riconosce il giorno 27 gennaio... 'Giorno della Memoria', al fine di ricordare... la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che... si sono opposti al progetto di sterminio... ed hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati". Quindi sostanzialmente i deportati politici e militari nei campi nazisti.

Non vengono, perciò, ufficialmente ricordati i gruppi dei Rom e Sinti, degli omosessuali, dei testimoni di Geova, dei disabili, i quali pure sono stati ferocemente sterminati dal totalitarismo nazista. E l'auspicata estensione del Giorno della Memoria al ricordo di tutte le vittime delle persecuzioni etniche, sociali, sessuali e religiose perpetrate nei lager nazisti deve ancora avvenire.

La Memoria della persecuzione e dello sterminio invocata dalla legge 211/2000, benché ancora settoriale ma tendente di fatto ad una globalità, consente in sostanza di ricordare la sofferenza del popolo ebraico assieme a quelle dei deportati politici, degli zingari, degli omosessuali e dei religiosi (testimoni di Geova, ecc.).

Una Memoria importante, anche se a lungo oscurata da quella della Resistenza e della Liberazione. Eppure la seconda è conseguenziale alla prima: dalla sofferenza della persecuzione e dello sterminio nasce la lotta resistenziale che porta alla Liberazione.

Per anni la celebrazione della Resistenza e della Liberazione è stata centrale, oscurando del tutto o in parte l’Olocausto. L’istituzione del Giorno della Memoria colma un vuoto: la conoscenza della pulizia etnico-sociale-politica attuata nei lager nazisti. Tra le due Memorie c’è un’ideale continuità: perciò il 27 gennaio (Giorno della Memoria) e il 25 aprile (Anniversario della Liberazione) - pure il 2 giugno (Festa della Repubblica) – sono ricorrenze fondamentali per l’intero popolo italiano da non strumentalizzare politicamente e la loro sottovalutazione allontana dalla comunità statuale democratica.

Marta Ascoli (1926 – 2014), ebrea triestina deportata nei lager, nel suo diario “Auschwitz è di tutti” scrive: “Ventisei nazionalità sono state fatte confluire ad Auschwitz. Tutti hanno dovuto sottostare al dominatore teutonico: politici, Ebrei, zingari, cattolici, partigiani, tutti, per un ideale di pace, di giustizia e di libertà, hanno dato il loro contributo e intriso di sangue e cenere il lager. Auschwitz è patrimonio di tutti. Nessuno lo dimentichi, nessuno lo contesti”.

E il giornalista scrittore Aldo Cazzullo afferma: “Non è vero che la Resistenza è ‘una cosa di sinistra’: la fecero per primi i militari, dai cinquemila fucilati di Cefalonia alle migliaia che morirono nei lager tedeschi pur di non andare a Salò; e poi monarchici, aristocratici, contadini, liberali, cattolici, civili. E, certo, anche i comunisti. Ma non da soli. La Resistenza… rappresenta un patrimonio di tutta la nazione [italiana]”.

Eppure questa doppia Memoria, lo ripeto, ancora parziale rischia di essere deturpata dalle contrapposizioni ideologico-politiche, che non hanno ragione di essere, e rischia di essere offuscata dall’efficientismo consumista, dall’assuefazione dell’opinione pubblica alle tematiche totalitario-resistenziali e dalle tesi della storiografia revisionista e negazionista.

Le parole della Ascoli e di Cazzullo sono illuminanti al riguardo.

Altre Memorie parziali, oltre a quella dell’Olocausto, vanno ricordate in Italia e in Europa: quella degli infoibati e dell’esodo giuliano-dalmata (la legge italiana n. 92 del 30 marzo 2004 istituisce il ‘Giorno del Ricordo’ per conservare e rinnovare la Memoria di tale tragedia); quella del massacro del popolo Armeno e quella della repressione/sterminio degli oppositori politici nei gulag sovietici.

Anche queste ultime Memorie parziali causano assurde contrapposizioni politiche; inoltre governi autocratici, come quello turco e quello russo, operano per cancellarle definitivamente.

Reputo che tutte le diverse Memorie parziali abbiano un elemento che le accomuna: la violenza subita da una parte dell’umanità, che aspirava alla giustizia, alla libertà, alla pace, da regimi totalitari fautori della violenza come mezzo dell’azione politica e quindi antidemocratici.

E allora è possibile, senza operare revisionismi né commistioni, comparare tali Memorie e costruire, per così dire, una “Memoria globale” che faccia conoscere ciò che è stato, perché - come sostiene Primo Levi – “ciò che è accaduto può ritornare. Le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre”.

Infatti in alcuni odierni contesti geo-politici la realtà concentrazionaria è ancora presente.

Nella Corea del Nord i campi di concentramento, ancora aperti e funzionanti, accolgono gli oppositori del regime comunista (e anche i loro familiari), che sono sottoposti ai lavori forzati, alle torture e condannati a morire di fame. Nel famigerato Campo di concentramento n. 14, un campo a regime duro vicino a Kaechon nella Corea del Nord centrale, nel novembre 1982 nacque Shin Dong-Hyuk in seguito all’accoppiamento forzoso dei prigionieri per dare nuove braccia al campo. Shin per 23 anni è sopravvissuto nel Campo 14 senza provare emozioni, poi è riuscito a fuggire e a raggiungere da uomo libero la Corea del Sud.

Nella Federazione Russa presso Kharp, cittadina nell’Artico russo vicino a Vorkuta, c’è la colonia penale a regime speciale IK3, dove i detenuti sono sottoposti a condizioni di vita brutali e dove è recluso il dissidente Alexei Navalny che si oppone a Putin.

In Libia nei centri di detenzione governativi le persone straniere e i migranti subiscono vessazioni, stupri e violenze.

I rigurgiti dell’antisemitismo (in realtà mai scomparso), i fondamentalismi politico-religiosi, le politiche imperiali continuano a causare sofferenze e morte alle società del XXI secolo: la guerra russo-ucraina nel cuore dell’Europa, quella israelo-arabo-palestinese nel Medio Oriente e il terrorismo ce lo attestano.       

Allora non bisogna dimenticare il monito di Levi. Occorre elaborare una “Memoria globale”, che accolga ciò che è stato e ciò che accade, e diventi, prima o poi, a livello di opinione pubblica “Memoria condivisa” in grado di orientare l’azione politica per poter almeno progettare un’Europa solidale, federale, democratica, aperta alla collaborazione internazionale e garantire, così, alle giovani generazioni un avvenire di pace. In caso contrario la barbarie potrà prevalere.

                                               

Lucca, 25 gennaio 2024

 

 

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