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Il circo mediatico giudiziario - La lezione di Bettino Craxi decisiva per contestare sempre l’uso politico della giustizia

di Fabrizio Cicchitto

Quando Craxi divenne segretario del Psi nel 1976 il Partito era “alla canna del gas”: erano dominanti DC e PCI. A quel punto Craxi contestò DC e PCI, riscoprendo il riformismo che era stato demonizzato dai comunisti fin dalla scissione del 1921 e dei decenni successivi. Allora fino agli anni Settanta si trattava di una “parolaccia”. Craxi riabilitò quella tradizione, valorizzò la polemica degli intellettuali socialisti che attaccavano tutti i mostri sacri del comunismo italiano, da Gramsci a Togliatti, senza avere i complessi di inferiorità che oggi sta mettendo in evidenza una destra che paga il suo vuoto culturale o il suo passato imbarazzante. Quando diventò Presidente del Consiglio, Craxi prese di petto alcune questioni di fondo: il taglio della scala mobile, con uno scontro frontale con il PCI di Berlinguer; la conferma della solidarietà atlantica con l’istallazione dei missili della NATO; la dimostrazione a Sigonella di essere un alleato serio ma non un vassallo degli Usa.

Quando crollò il comunismo in URSS e il PCI fu costretto a cambiare nome, logica avrebbe voluto che i due partiti della sinistra realizzassero l’unità. Questa fu la proposta dei miglioristi nel PCI, ma non quella dei cosiddetti “ragazzi di Berlinguer” (Occhetto, D’Alema, Veltroni). Fino ad allora, in presenza del più forte partito comunista d’Occidente, anche i grandi gruppi industriali e finanziari avevano dato ai partiti di governo enormi poteri che a quel punto ritirarono. La leva per lo smantellamento dei partiti fu quella del loro finanziamento irregolare. Esso era derivato dalla divisione del mondo in due blocchi e caratterizzava tutti i partiti, inoltre il PCI era il partito che aveva il finanziamento più irregolare di tutti a partire da quello del KGB.

Senonché grazie al circo mediatico giudiziario messo in piedi dagli anni Novanta con il concorso dei poteri forti ci fu un autentico gioco dei bussolotti: la DC, il PSI e i partiti laici furono distrutti, e il PDS e un pezzetto della DC furono salvati. Nessuno raccolse il discorso di verità di Craxi fatto alla Camera il 2 luglio 1992: molti nella DC pensavano che concedendo ai giudici la testa di Craxi essi si sarebbero fermati lì, cosa che non avvenne. Così si mise in moto un meccanismo micidiale fondato sul principio della sentenza anticipata. Craxi avrebbe potuto salvarsi se avesse accettato l’invito che all’inizio degli anni Novanta gli aveva rivolto Enrico Cuccia che era quello di prendere la guida delle tendenze presidenzialiste, neogaulliste e antipartitiche. Craxi rifiutò ritenendo che il sistema dei partiti fosse essenziale per garantire la democrazia.

“Peccato” commentò Cuccia. “Era la sua ultima occasione”. Così, in un anno, Craxi da candidato unico alla presidenza del Consiglio divenne “il Cinghialone” da braccare e da sbranare. Craxi è stato un grande leader politico per il quale i soldi erano funzionali alla politica, al partito, al sostegno del dissenso nei Paesi comunisti e agli oppositori dei colonnelli greci e del franchismo. A tanti anni di distanza va ricordato come un grande leader politico e quello che è accaduto in quegli anni (e anche in quelli successivi fino ai giorni nostri) deve costituire una lezione decisiva per contestare sempre e alla radice l’uso politico della giustizia, pericoloso strumento di manipolazione e di devastazione della democrazia politica e parlamentare.

(da Il Riformista - 20 gennaio 2024)

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