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Giorno del Ricordo 2011: il contributo della cultura e delle genti istriane e dalmate al processo di unificazione nazionale.

Di Viviana Dinelli

Alcune manifestazioni previste per il Giorno del Ricordo - 10 febbraio 2011

Quest’anno le celebrazioni del 10 Febbraio, Giorno del Ricordo, vengono a coincidere con il 150° Anniversario dell’Unità Italiana. Come mi è stato sollecitato da più parti ritengo che tale coincidenza vada valorizzata nelle iniziative che andiamo organizzando e ne costituisca anzi il tratto caratteristico.

Nel marzo del 1861 nasceva infatti a Torino il nuovo Regno d’Italia, di cui l’attuale Repubblica Italiana è l’erede, dopo la rigenerazione democratica della Costituzione del 1948. Ma quel regno non comprendeva ancora tutti i territori che aspiravano a farne parte.

Sarebbe contrario ai principi della storiografia non ricordare che il processo di unificazione si sarebbe compiuto soltanto in tre fasi successive: l’annessione del Veneto e del Friuli occidentale nel 1866, l’annessione di Roma e del Lazio nel 1870 e la “redenzione” del Trentino e della Venezia Giulia nel 1918 con la vittoria italiana nella Grande Guerra.

Fu in quel novembre del 1918, quando i reggimenti e le navi italiani raggiunsero Trieste, Gorizia, Rovereto, Trento, Capodistria, Parenzo, Pola, Pisino, Lussino, Cherso e Zara che gli italiani ritennero compiuto il lungo percorso del nostro Risorgimento. E soprattutto lo ritenemmo noi, italiani delle province adriatiche dell’Austria, che quell’evento avevamo atteso per generazioni. Questa almeno è la cultura e la tradizione della nostra associazione, fin dalla sua nascita negli anni dolorosi dell’Esodo.

E’ un dovere quindi dello Stato italiano e nostro ricordare anche il contributo di idee, di opere e di sangue che a questo processo di unificazione hanno portato regioni che successivamente le vicende della storia hanno distaccato dal territorio nazionale, come l’Istria, Fiume e la Dalmazia. Di un Regno d’Italia l’Istria aveva già fatto parte all’epoca longobarda e carolingia e ne era tornata a far parte, insieme alla Dalmazia, per pochi anni nel 1805. Nel pensiero politico italiano dell’età napoleonica e del Risorgimento non vi erano dubbi che l’Istria e il Quarnaro, e la stessa Dalmazia, facessero parte del paeseItalia, per la presenza di popolazione autoctona italiana, per la lingua ufficiale che vi era praticata, per l’appartenenza secolare di gran parte di quei territori alla Repubblica Veneta.

Naturale fu quindi che i moti risorgimentali interessassero fin dal 1820 anche Trieste, Gorizia, l’Istria e la Dalmazia, come dimostrano gli studi approfonditi anche negli ultimi anni.

Nel celebrare un evento che tende a rinsaldare l'identità italiana non è pensabile escludere regioni e luoghi che fanno parte della memoria della nazione, come hanno più volte dichiarato ufficialmente i Presidenti della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano, anche se oggi questi luoghi non fanno più parte del territorio dello Stato.

A questa logica di giustizia storica obbediscono sia la Legge n.72 del 2001 (Tutela del patrimonio storico e culturale delle comunità degli esuli italiani dall'Istria, da Fiume e dalla Dalmazia) e successive modifiche, sia la Legge n. 92 del 2004 istitutiva del Giorno del Ricordo delle Foibe e dell’Esodo. Entrambe infatti non limitano la memoria ai tragici eventi degli anni Quaranta del Novecento, ma la estendono a tutta la nostra storia di Italiani dell’Adriatico Orientale.

Sarebbe assurdo che proprio noi non afferrassimo questa occasione per ricordare a tutti gli italiani la partecipazione attiva degli Istriani, dei Dalmati e dei Fiumani al processo di unificazione nazionale, sia prima che dopo il 1861. Ogni valutazione critica su questo processo rimane aperta. Certo è che ne siamo stati partecipi. Migliaia di nostri conterranei, infatti, insieme a triestini e trentini, hanno preso parte ai moti risorgimentali (Fratelli Bandiera, di madre dalmata, la Repubblica di Venezia, con Tommaseo, Paulucci, e un’intera Legione, Repubblica Romana con Federico Seismit-Doda, ecc.) e alle tre guerre d’indipendenza, per non parlare dei numerosi volontari della guerra 1915-1918, dei volontari e dei caduti del Secondo conflitto mondiale, con la percentuale più alta di tutta l’Italia di allora. Qualcosa quindi abbiamo dato all’unificazione di questo paese, che così a lungo poi ci ha dimenticati.

Viviana Dinelli
Delegata per la provincia di Lucca Dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia

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